il senso vero del “Sistema Sportivo CSI”
Domenica sera tornando a casa da Roma, in treno, nonostante la stanchezza, il cielo, plumbeo e impenetrabile, un senso di leggerezza accompagnava il mio viaggio. Avevo appena partecipato a due significativi incontri di programmazione: Sabato la ginnastica artistica e Domenica quella ritmica.
A cosa era dovuto il sollievo e la serenità che mi pervadevano? Si poteva giustificare solo con il fatto di aver trascorso il lungo weekend a confrontarmi e a discutere con cinquanta ragazze provenienti da tante regioni italiane?
No! Dagli sguardi di quelle ragazze, dai loro appassionati ragionamenti, dalla loro caparbietà di analizzare punto dopo punto gli aspetti più intriganti dei regolamenti, si poteva scorgere il senso vero del “Sistema Sportivo CSI”. Tanta forza sinergicamente suddivisa in Sardegna e in Trentino, in Abruzzo e in Lombardia, in Liguria e nel Lazio, in Piemonte, nelle Marche, in Emilia Romagna ed anche in Campania, in Sicilia e in Toscana.
Quelle ragazze costituivano un puzzle perfetto ricco di competenza, gratuità e vero senso di appartenenza.
Ecco cosa mi dava tanta soddisfazione.
Man mano, però, che il treno attraversava le interminabili e tortuose gallerie appenniniche, il sollievo e la serenità lasciavano spazio al dubbio.
Fine a che punto, mi chiedevo, i dirigenti nazionali, ed anche quelli regionali e provinciali, del Centro Sportivo Italiano hanno consapevolezza delle innumerevoli ricchezze, umane e tecniche, diffuse tra le donne e gli uomini che, come le ragazze della ginnastica, vivono quotidianamente al servizio del CSI?
Il dubbio mi ha accompagnato fino a Brescia. Alla stazione c’era mia moglie ad aspettarmi e il suo abbraccio ha spento ogni ragionevole perplessità.